Archivio Comunale di Narni

I documenti dell’archivio sono conservati in due differenti edifici comunali:
anni dal 1861 al 1918 (fine della prima guerra mondiale) presso palazzo Eroli nei locali sottostanti il Museo,
dal 1919 al 1974 presso la sede del Centro Operativo Servizi di Maratta.

L’Archivio Storico è conservato nel Palazzo comunale e consta delle seguenti sezioni:

• sezione preunitaria, 1371-1861
• archivio segreto, 1232 – 1854
• fondo diplomatico, cancelleria comunale e cancelleria pontificia, 1139 – 1841
• fondo giudiziario, archivio del governatore, 1508 – 1805

Archivio Diocesano di Narni

La fondazione della diocesi di Narni è fatta tradizionalmente risalire alla figura di san Giovenale, primo vescovo della città, morto intorno al 376 d.C.

Dopo il Concilio di Trento i vescovi Toschi, Bucciarelli e Castelli diedero notevole impulso alla vita della diocesi. Nel 1907 la diocesi fu riunita a quella di Terni durante l’episcopato di mons. Francesco Moretti e vi si aggiunse nel 1986 quella di Amelia.

Nonostante l’unificazione dei tre territori sotto la giurisdizione dell’unico Vescovo, i relativi archivi sono comunque rimasti fisicamente separati nei distinti luoghi di conservazione.

La sede originaria dell’archivio narnese era il palazzo vascovile, da dove fu trasferito nel 1984 nell’ex seminario della diocesi, all’interno del convento di S. Francesco. I volumi e le carte, da sempre esposti a condizioni conservative tutt’altro che ottimali, videro peggiorare la loro situazione  finché  nel 1995 crollò una campana che sfondò il tetto del locale adibito ad archivio. In quell’occasione molte carte fuoriuscirono dai faldoni e rimasero per qualche tempo sotto i calcinacci prima di essere raccolte e reinserite alla rinfusa nelle buste. Un iniziale tentativo di riordino si deve a mons. Gino Cotini. Da segnalare per il suo valore storico e archivistico l’Inventarium omnium et singularum scripturarum existentium in cancelleria episcopalis narniensis redatto per ordine del vescovo Giovanni Paolo Bucciarelli tra il 1641 e il 1647.

Il pezzo più antico inventariato in quell’occasione era un quinterno di Inquisitiones degli anni 1537-1540; anche nel corso del presente intervento non è stato rinvenuto alcun documento precedente il passaggio dei lanzichenecchi del 1527, ad eccezione di una pergamena del 1299 proveniente però da Otricoli. All’interno di cinque scatole sono state inoltre rinvenute numerose schede contenutistiche, di cui non si conosce l’autore e probabilmente redatte nella seconda metà del XX secolo, al momento prive di una qualsiasi utilità per l’impossibilità di risalire da quelle alla documentazione cui si riferiscono. Sono attualmente in corso il riordino e l’inventariazione.

Archivio ASP Beata Lucia

L’archivio è organizzato in due fondi “Archivio Storico Beata Lucia” (Atti dei superiori e decreti, Delibere, Corrispondenza dei Visitatori apostolici, Protocolli della corrispondenza generale, Carteggio amministrativo, Patrimonio, Contratti, Scritture contabili, Attività assistenziale, Libri segreti, Libri pubblici, Registri, Verbali, Giornale degli esposti, Legittimazioni e affidamenti, Assistenza sanitaria e alimentare, Istruzione, Succursale di Rieti, Succursale di Terni, Reparto materno, Conservatorio, Lanificio, Azienda agraria e infine Fondi aggregati dove sono raccolti i documenti, datati dal 1519, appartenuti agli enti ecclesiastici e luoghi pii soppressi ed i cui beni furono devoluti al brefotrofio) e  “Archivio della Congregazione di Carità di Narni” (Delibere, Carteggio Amministrativo, Scritture contabili).

L’archivio storico del Beata Lucia di Narni, Laura Pennoni in Il Beata Lucia di Narni. Un patrimonio storico e artistico della città,  M. BENUCCI e L.PENNONI (a cura di), 2019.

Archivio di Stato di Terni

L’Istituto conserva 93 fondi archivistici, divisi in archivi statali, archivi di enti pubblici e archivi privati.

Ha sede nel Palazzo Mazzancolli, una delle testimonianze più importanti dell’architettura tardo-medievale a Terni. Fu costruito alla metà del XV secolo su committenza di una delle figure più importanti del periodo, Giovanni di Ettore Mazzancolli, nipote di Ludovico Mazzancolli, vescovo di Terni dal 1406 al 1458, uditore della Camera Apostolica, insigne giurista e appassionato umanista.

Il palazzo fu eretto sul basamento di due torri preesistenti e dopo numerosi restauri  e ammodernamenti a seguito delle diverse destinazioni d’uso, nel 2002 palazzo Mazzancolli è diventato la sede istituzionale dell’Archivio di Stato di Terni.

NOTA: l’Archivio di Stato di Terni conserva numerosi “quaderni” di Enrico Bruno Subioli con preziosi appunti riferiti alle famiglie narnesi.

Archivio Diocesano di Terni

La Diocesi di Terni ha origini antichissime; verso il VI secolo attraversò un periodo di crisi e fu affidata prima ai vescovi di Narni e poi a quelli di Spoleto. Ricostituita come sede autonoma nel 1218 da Onorio III, dal 1907 fu integrata dall’unione di quella di Narni.

Dal 1986 fa parte della diocesi di Terni-Narni-Amelia. In occasione della ristrutturazione della Curia vescovile (1992), l’archivio fu spostato da una stanza buia e angusta in un ampio locale dell’ex seminario, da cui fu prelevato nel 2000 per essere trasferito nei locali attigui alla chiesa di San Marco, consentendo così l’avvio dei restauri del palazzo seicentesco.

Nel 2005, l’archivio è stato sistemato definitivamente nella galleria dell’ex seminario, dove tuttora si trova, accanto alla direzione diocesana dei beni culturali.

Un inventario del 1720 daterebbe i documenti più antichi al 1526. Al momento l’archivio è in fase di riordino e inventariazione.

Archivio Diocesano di Amelia

L’archivio storico diocesano è situato nel complesso di Santa Caterina ad Amelia.

NOTA: Presso gli archivi diocesani sono conservati anche i libri parrocchiali (nei limiti delle leggi in vigore che prevedono che non si possano consultare documenti strettamente personali se non sono passati almeno settanta anni) ovvero i registri dei Battesimi, delle Cresime, dei Matrimoni, delle Anime e dei Morti, che sono una risorsa preziosa ancora troppo poco valorizzata e soprattutto affatto tutelata.

E’ una ricchezza maggiormente italiana che, ufficialmente dalla seconda metà del Cinquecento (Concilio di Trento), restituisce agli studiosi la maggior parte di quegli aspetti socio-economici e religiosi relativi alla gran parte della popolazione per circa  mezzo millennio.